Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge trae ispirazione da un'iniziativa in atto sin dal 1997 da parte della Confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche - comitato provinciale della Spezia - sostenuta dal patrocinio dell'amministrazione provinciale e del comune capoluogo e dall'incondizionato appoggio dei più importanti consigli comunali del territorio spezzino.
La medesima iniziativa, ai sensi dell'articolo 121 della Costituzione, è altresì oggetto di una proposta di legge alle Camere da parte del Consiglio regionale della Liguria, deliberata nell'adunanza del 15 marzo 2006 (ordine del giorno n. 82 - deliberazione n. 9).
La particolare sensibilità degli ex combattenti e di molti anziani abitanti della provincia e della città della Spezia circa il valore simbolico del 9 settembre 1943 trae origine e sostanza dal fatto di essere stati testimoni diretti del primo e più significativo episodio nazionale del nuovo corso storico - assurto a «Secondo risorgimento italiano» - che, con immani sacrifici e fulgide pagine di gloria, doveva restituire dignità all'Italia e ricollocarla nel contesto dei «popoli liberi».
Quel particolare episodio, costituito dalla scelta di fedeltà al Governo legale del Paese operato dalle Forze navali da battaglia al comando dell'Ammiraglio di armata Carlo Bergamini e dislocate appunto a La Spezia, ebbe una concomitante appendice a Genova da dove, con lo stesso spirito di obbedienza, prese il mare il nucleo di tali Forze in quel momento ivi
La scelta patriottica delle Forze navali italiane, il 9 settembre 1943.
Erano le prime ore del 9 settembre 1943 quando il nucleo principale della nostra Squadra navale, dislocato principalmente a La Spezia e in parte a Genova e a Taranto, repentinamente investito dal precipitare degli eventi bellici, operò la scelta di obbedire a quelli che furono gli ordini intesi a salvare le istituzioni ed a riconquistare la nostra libertà.
La scelta dell'obbedienza significava salvaguardare gli interessi nazionali e questo fu ben compreso dai comandanti e dagli equipaggi, illuminati in ciò dalle parole del Comandante in capo delle Forze navali da battaglia, Ammiraglio di squadra Carlo Bergamini, pronunciate in un discorso rivolto ai comandanti sottordini la sera dell'8 settembre.
Infatti, in un passo saliente del discorso, rimarcando la sua scelta alla disciplina in quanto non era soltanto la via dell'onore ma anche quella della salvezza della Patria, l'Ammiraglio Bergamini così ebbe a dire: «Dite tutto questo ai vostri uomini. Essi sapranno trovare nei loro cuori generosi la forza di accettare questo immenso sacrificio.
Dite loro che i trentanove mesi di guerra che, insieme, abbiamo combattuto ora per ora nell'impari lotta, che le navi affondate lottando strenuamente, che i morti gloriosi, hanno conquistato alla Marina il rispetto e l'ammirazione dell'avversario.
E la Flotta che fino a un'ora fa era pronta a muovere contro di esso, può, ora che l'interesse della patria lo esige, andare incontro al vincitore con la bandiera al vento e possono i suoi uomini tenere ben alta la fronte.
Non era questa la via immaginata. Ma questa via dobbiamo noi prendere senza esitare, perché ciò che conta nella storia dei popoli non sono i sogni e le speranze e le negazioni della realtà, ma la coscienza del dovere compiuto fino in fondo, costi quel che costi.
Sottrarsi a questo dovere sarebbe facile, ma sarebbe anche un gesto inglorioso e significherebbe fermare la nostra vita e quella della Nazione e concluderla in un gesto senza riscatto, senza rinascita, mai più.
Verrà il giorno in cui questa forza vivente della Marina sarà la pietra angolare sulla quale il popolo italiano potrà riedificare pazientemente le proprie fortune.
Dite tutto questo ai vostri uomini ed essi vi seguiranno obbedienti come vi hanno sempre seguito nelle ore dell'azione piena di pericoli».
Ad ulteriore documentazione della saldezza della Marina in quei momenti di generale sconcerto e quale attestato che certi giudizi storici su quelle vicende sono stati spesso superficiali ed ingenerosi (stereotipo del «Tutti a casa»!), sono riportati di seguito due ulteriori significativi documenti tratti dal libro Le memorie dell'Ammiraglio de Courten (1943-1946), edito dall'Ufficio storico della Marina militare. Proclama dell'ammiraglio Raffaele de Courten, allora Capo di stato maggiore della Regia Marina, ai marinai d'Italia, radiodiffuso alle ore 11.50 del 9 settembre 1943: «MARISTAT 443880 - Marinai d'Italia semialt durante quaranta mesi di durissima guerra avete tenuto testa alla più potente Marina del mondo semialt compiendo eroismi che rimarranno scritti a lettere d'oro nella nostra storia e affrontando sacrifici di sangue che vi hanno meritato l'ammirazione della Patria e il rispetto del nemico alt Avreste meritato di poter compiere il vostro dovere fino all'ultimo combattendo ad armi pari le Forze navali nemiche alt Il destino ha voluto diversamente semialt le gravi condizioni materiali in cui versa la Patria ci costringono a deporre le armi alt È possibile che altri duri doveri vi siano riservati
La consapevolezza della Marina contemporanea circa il proprio ruolo di iniziatrice della Guerra di liberazione.
Nel dopoguerra, e ancora in epoca recente, la Marina ha ampiamente riconosciuto come la propria «scelta» del 9 settembre 1943 abbia costituito l'inizio della Guerra di liberazione. Ciò è rilevabile, ad esempio, dalla frase introduttiva del fascicolo allegato al «Notiziario della Marina», n. 5 - maggio 1995, pubblicato dall'Ufficio documentazione ed attività promozionali in occasione del 50o anniversario della Liberazione con il titolo «La Marina nella Guerra di Liberazione e nella Resistenza». Detta frase, infatti, così recita: «L'obbedienza delle forze navali e dei marinai, subito dopo la dichiarazione dell'Armistizio, dette inizio alla Guerra di Liberazione: il contributo delle nostre navi appariva indispensabile agli alleati i quali, dal comportamento della flotta italiana, facevano dipendere la possibilità di lasciare aperta all'Italia la strada della ricostruzione».
Costituzione dei Comitati di liberazione nazionale (CLN e CLN-AI).
Altro importante evento caratterizzante il 9 settembre 1943 ed eloquente segnale della determinazione delle riemergenti forze democratiche a liberare il Paese dall'occupante nazista e a riscattarne l'onore è stata la costituzione, a Roma, del Comitato di liberazione nazionale (CLN) rappresentante tutte le correnti antifasciste clandestine.
Con questo atto si creavano le premesse per lo sviluppo delle nuove forze politiche democratiche, ancorate con quanto restava dei gruppi dirigenti dei partiti socialista, comunista, democratico cristiano e del partito d'azione che il regime fascista aveva imprigionato o costretto al confino o all'esilio.
Un analogo organismo, il CLN - Alta Italia (CLN-AI), più strettamente collegato alle operazioni delle formazioni partigiane, sorgeva a Milano.
Considerazioni sul significato del 9 settembre 1943.
Il 9 settembre 1943, ad un solo giorno dall'annuncio dell'armistizio imposto dalla guerra ormai perduta, nel diffuso sbandamento delle Forze armate italiane e in una situazione di grande incertezza per le sorti del Paese, l'immediata reazione di molti reparti di ciascuna Arma, e soprattutto della Marina nella sua sostanziale integrità, creavano le premesse per il riscatto
Motivazioni della proposta di legge.
Il cammino intrapreso con la Resistenza e conclusosi il 2 giugno 1946 con la proclamazione della Repubblica - nata dal referendum istituzionale e oggi beneficiaria di 61 anni di pace e di democrazia - ha come punto di partenza il fatidico giorno del 9 settembre 1943. Il non ricordarlo e il non tramandarne la memoria alle future generazioni di italiani sarebbe un grave torto, sia alla «storia patria» sia, e ancora di più, alla memoria dei patrioti che dell'Italia moderna, libera, democratica e rispettata nel mondo sono stati gli artefici.
Nella fase fondamentale del cammino resistenziale, che va dal 9 settembre 1943 al 25 aprile 1945, il tributo di lotte e di sacrifici corrisposto da tanti italiani sotto le più svariate forme, dalle imprese delle ricostituite Forze armate al sud, alle lotte delle formazioni partigiane, ai patimenti dei deportati militari e civili, fino alle dure condizioni di vita delle popolazioni, è stato tanto e tale da meritare che «il giorno di volta» dalla tragica condizione in cui la dittatura fascista aveva precipitato il Paese venga stabilmente ricordato ai posteri. Ciò ad onore e gloria dei protagonisti della Guerra di liberazione e anche come monito che quei valori, riconquistati a così caro prezzo, vanno salvaguardati sempre, con costante e attenta vigilanza.
Questo, particolarmente, in tempi - come quelli attuali - in cui vi è chi avanza tesi volte a sminuire il ruolo della Resistenza nella conquista della democrazia, della libertà e dei diritti sanciti dalla Costituzione.
Nei confronti delle accennate insidie e mistificazioni, l'annuale ricordo del 9 settembre 1943 e delle vicende ad esso associate costituirebbe un eccezionale baluardo.